INTERVISTA A PAR.CO DENIM

Il jeans è uno di quei capi che tutti hanno nell’armadio. A zampa o skinny, a vita alta o bassa, cambiano a seconda delle mode e delle stagioni.

Quello che non cambia molto tra un modello e l’altro è l’effettivo impatto sull’ambiente: per fare un paio di jeans servono infatti quasi 10’000 litri di acqua!
Par.co Denim, una azienda di Bergamo fondata da due cugini, si è occupata di creare dei capi in denim moderni e in linea con le tendenze, preoccupandosi al tempo stesso che fossero anche sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale.

Cosa fa Par.co Denim e da quanto?

Par.co denim, il cui nome deriva dai fondatori, i Parimbelli Cousins, è il brand dell’azienda Par.co Fashion, che nasce con lo spirito di proporre prodotti che derivano da una filiera sostenibile, in particolare denim in cotone biologico.

Il primo vero prodotto di Par.co Denim è stato proprio il jeans, che all’inizio era molto semplice, quasi senza logo. L’obiettivo iniziale era capire se questo tipo di capo poteva interessare, ed effettivamente dopo qualche anno abbiamo capito che c’era un bel mercato. 

Quando è nato il brand, nel 2014, c’era ancora pochissima consapevolezza dell’inquinamento causato dall’industria della moda e di conseguenza era anche molto difficile trovare dei fornitori di tessuti biologici e prodotti in maniera sostenibile. 

Ciononostante, siamo comunque riusciti a creare una filiera sostenibile e il più corta possibile, che rispetta sia l’ambiente, che i lavoratori che ne fanno parte. Ovviamente c’è ancora molta strada da fare per arrivare ad un determinato livello di sostenibilità, quindi cerchiamo sempre di esplorare nuove possibilità che ci permettano di ridurre ulteriormente gli sprechi e l’inquinamento.

Come è nata l’idea di Parco Denim?

Uno dei due fondatori, Matteo, ha lavorato per più di 10 anni nel commercio del denim proveniente dal Giappone. Attraverso questo lavoro ha conosciuto sempre più approfonditamente il mondo del denim, scoprendo anche quanto sia il modello di produzione, che l’approccio ai lavoratori fossero poco sostenibili.

L’altro fondatore, Diego, stava già all’epoca lavorando in ambito sostenibilità, quindi da lunghe chiacchierate di confronto e dalla voglia di portare attivamente un cambiamento nel mondo della moda è nata l’idea di Par.co Denim. 

Ovviamente non era solo importante creare un prodotto sostenibile dal punto di vista ambientale, ma dare vita a un brand in cui il lavoro degli artigiani venisse rispettato.

Contrariamente a quanto si possa pensare, la moda non è un’industria completamente automatizzata, perché quasi tutti i capi hanno bisogno di passare attraverso le mani di un artigiano per completare delle fasi di produzione. Per fortuna i fondatori avevano già una rete di contatti con piccoli artigiani nell’area di Bergamo, dalla quale è nata una filiera corta e sostenibile.

Ph: Peonia Work Jeans in cotone organico, variante medium.
Source: sito web di Par.co Denim, https://parcodenim.com/it.

Come selezionate la materia prima?

Fin dall’inizio ci siamo focalizzati solo su tessuti e filati naturali, sperimentando lino, cotone, canapa. 

Per quanto riguarda il denim, selezioniamo solo cotone certificato GOTS, che è una certificazione che assicura che il tessuto sia stato ottenuto nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori. 

Il cotone infatti è una pianta che produce dei fiocchi che vanno raccolti a mano ed è importante essere sicuri che non siano dei bambini a farlo. Come per tutte le piante, nella coltivazione intensiva vengono utilizzati dei pesticidi, che magari vengono spruzzati da lavoratori senza adeguate protezioni. Inoltre, una coltivazione che non rispetta il ciclo biologico del terreno lo rende meno fertile e quindi meno capace di trattenere l’acqua, per cui ne servirà di più per coltivare la stessa pianta.

La certificazione GOTS (Global Organic Textiles Standard) garantisce che il tessuto sia stato ottenuto nella maniera più sostenibile possibile e nel rispetto dei lavoratori.

Stiamo anche cercando di inserire tessuti ottenuti da cotone e poliestere riciclato, in un ottica di economia circolare, per riutilizzare al meglio le risorse che abbiamo. 

Per quanto riguarda gli accessori (bottoni e rivetti), questi provengono da un’azienda dello storico distretto del bottone di Bergamo, mente le salpe sono cruelty-free, perché sono fatte di Jacron, un materiale composto da fibra di cellulosa (e non pelle come avviene tradizionalmente) e le scritte sono in grafite riciclata. 

Come tingete i jeans?

Tutte le fasi di produzione dei tessuti vengono gestite dai fornitori: quello che abbiamo scelto noi ha aderito al protocollo Detox di Greenpeace (che richiede di eliminare tutte le sostanze tossiche per l’ambiente e per l’uomo dai capi di abbigliamento). Per la tintura del denim viene quindi utilizzato indaco naturale e l’acqua di produzione viene purificata grazie all’utilizzo di un depuratore.

Ci sono dei modelli che vengono tinti in capo, quindi si acquista tessuto grezzo, si confeziona il capo e solo allora si tinge. Per questi modelli stiamo sperimentando delle tinture naturali e vegetali, che però richiedono molta ricerca, poiché dobbiamo assicurarci che le performance di queste tinture siano al pari di quelle sintetiche, e che quindi resistano a determinati utilizzi e lavaggi. 

Questa sperimentazione sta avvenendo in collaborazione con un fornitore che gestisce dei terreni agricoli e che quindi può utilizzare lo scarto dell’industria alimentare per produrre le tinture per l’abbigliamento. 

Per noi è fondamentale creare una vera e propria partnership con loro, magari raccontando sul nostro sito chi sono e in che modo lavorano con noi, con l’obiettivo di ad avere una filiera pulita, tracciabile e trasparente.

Ph: Primula Straight Jeans in cotone organico, variante green.
Source: sito web di Par.co Denim, https://parcodenim.com/it.

In cosa consiste la tecnologia laser di cui parlate sul vostro sito?

Il tessuto di jeans, allo stato “crudo”, è duro e viene di solito sottoposto a una fase di lavaggio con lavatrici industriali per ammorbidirlo. Questa fase chiaramente richiede l’utilizzo di moltissima acqua, che in parte può essere risparmiata con la tecnologia laser. Il laser infatti brucia la parte superficiale del tessuto, rendendolo più morbido e creando lo stesso effetto della lavatrice, ma con notevole risparmio di acqua.

Serve comunque sottoporre il jeans ad un passaggio in lavanderia dopo il trattamento laser, che però è più breve rispetto a quello tradizionale.Inoltre con la tecnica laser si possono fare moltissime personalizzazioni, scritte e anche invecchiare il jeans, ottenendo delle zone di colore diverse.

Stiamo pensando di implementare questa tecnica nelle prossime collezioni e siamo molto contenti della partnership che siamo riusciti a creare con questo fornitore di Bergamo, perché ci permette di ridurre ulteriormente gli sprechi di una fase di produzione imprescindibile dei nostri jeans.
Grazie a questa tecnologia si può infatti risparmiare fino al 90% di acqua rispetto al lavaggio standard. 


Avete previsto delle politiche di recupero e riciclo?

Siamo in una fase di ideazione e implementazione di una politica di ritiro e personalizzazione dei nostri jeans. L’idea è quella di poter estendere il più possibile il ciclo di vita dei nostri prodotti, dando la possibilità a chi ha comprato un capo di Par.co Denim di rinfrescarlo dopo qualche anno.

Può capitare che i capi che compriamo oggi non ci piacciano più tra qualche anno: pensate alla moda dei jeans a zampa o a vita bassa! Invece di buttarli, donarli o lasciarli inutilizzati nell’armadio, sarebbe bello trovare il modo di modificarli e adattarli ai nostri nuovi gusti.

Stiamo ipotizzando a personalizzazioni di modello, di accessori o addirittura ad un makeover completo, in cui si cambia il jeans da lungo a corto o si modifica la sua destinazione d’uso. Pensate ad esempio ai capi premaman, che vanno bene solo nel periodo della gravidanza. Chiaro, si possono regalare poi ad amiche o parenti, ma se ci fosse la possibilità di adattare un nostro capo ad un nuovo periodo della nostra vita, potremmo tenerlo con noi ancora per molti anni.

Il che è in realtà quello che facevano le nostre nonne, che erano in grado di trasformare un capo in forme diverse a seconda della moda e a seconda della forma che serviva che il capo avesse in quel periodo. 

Ovviamente ciò vale anche in caso di capi rotti o rovinati, per i quali si possono pensare delle modifiche che permettano di aggiustarli ed evitare che vengano buttati. 

Come scegliete il design dei vostri capi?

Cerchiamo di creare dei capi con un design basic e senza tempo, nel quale si possa rispecchiare un pubblico più variegato possibile. Abbiamo anche un range di taglie molto ampio adatto a fisici e forme del corpo diverse. 

Ph: Faggio Chino Slim & Tiglio Slim Jeans in cotone organico.
Source: sito web di Par.co Denim, https://parcodenim.com/it.

Qual è la vostra mission?

La mission di Par.co Denim è quella di continuare a produrre jeans in modo sostenibile in Italia, con una supply chain che rispetta e supporta il nostro territorio. 

Non vogliamo accontentarci del lavoro che abbiamo fatto finora, ma guardare sempre avanti e porci dei nuovi obiettivi per diminuire ancora di più l’impatto che il nostro prodotto ha sull’ambiente, diventando idealmente carbon neutral.

Parallelamente vorremmo anche implementare il digitale all’interno del nostro processo produttivo, come processi 3D, pre-order o personalizzazione del capo, per arrivare ad essere più vicini possibile ad una produzione zero waste. 


Potete trovare tutti i modelli sul sito di Par.co Denim, https://parcodenim.com/it.

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